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Carissimi genitori e maestri.
Quando ci fu il terremoto in Irpinia io ero già grandicello, avevo 14 anni. Riuscimmo ad uscire in strada mentre la terra continuava a tremare. Avevamo ristrutturato da pochissimo la casa ereditata dai nonni e le mattonelle della facciata, bellissime, continuavano a rompersi ed i muri a scricchiolare.
Era inverno, buio e faceva molto freddo. Con il passare dei giorni, vivevamo praticamente in macchina, le notizie che arrivavano da qualche televisore alimentato a 12v e dalle radio delle auto, erano dei veri bollettini di guerra.
Solo morti e distruzione…
Non avevamo internet né gli strumenti di oggi ed il vuoto divenne sempre più persistente ed il silenzio assordante. Era il futuro che mancava…sembrava tutto fosse finito.
Dopo quarant’anni rivivo le sensazioni di quei tempi…ed immagino i più piccoli di oggi -e penso -cosa questa difficile condizione possa generare comunque nel loro presente e soprattutto nel futuro.
Oggi come allora, nonostante i social ed i tanti comfort di cui siamo dotati in casa, sono le prospettive che rischiano di mancare e certamente il futuro, per tutti noi, sarà molto diverso dal passato che stiamo lasciando alle nostre spalle.
Ricordo che mio padre, già dopo qualche giorno dal sisma, cominciò a parlarmi della nuova casa che avremmo avuto. Molti rimasero meravigliati da questo suo atteggiamento. Oggi, a distanza di tanti anni, ne comprendo ancor più la lungimiranza.
Passeggiavamo nelle aree periferiche del nostro paese per individuare un luogo dove costruire una nuova casa. Poi un giorno ritornammo alla nostra, che per fortuna non era crollata ma solo gravemente danneggiata, e mio padre mi disse che se avessimo voluto avremmo potuto ricostruirla…
Che bello, un’emozione indescrivibile!
Cominciammo così a programmare: mi spiegò che ora le case sarebbero state più sicure con il “cemento armato”. Ricordo i tanti disegni, le fondamenta, la programmazione degli ambienti, il colore della nuova facciata, delle ringhiere. Tutto cominciò ad avere per me una prospettiva diversa rispetto al futuro e col tempo tutto si avverò!
Peccato che quei disegni su fogli improvvisati siano andati persi, non certo però dalla mia mente!
E proprio con il disegno che vorremmo stare vicino ai più piccoli di oggi. Aiutarli in questo percorso della vita a distrarsi, a costruire, immaginare, colorare, sognare, programmare…. in attesa che gli animali, gli oggetti, i rumori, gli odori prendano forma e sostanza…emozionino. Così, conclusa questa fase, potranno raggiungere la nostra Fattoria piuttosto che un altro posto all’aperto e dare vita a quel disegno.
Il nostro Paese è ricco di luoghi incantevoli e la campagna Italiana è la nostra salvezza.
Il concorso “Io vado in Fattoria” è rivolto a tutti i Bambini delle scuole primarie. A voi Genitori e Maestri chiediamo soprattutto di aiutarli nel comprendere sempre più il valore della natura, dell’ambiente e della sana alimentazione e la necessità di tutelare questo inestimabile tesoro.

Grazie ed arriverderci presto in fattoria.

Con affetto,

Michele Napolitano

 

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